Più di 100 cani salvati da un allevamento illegale

Più di 100 cani salvati da un allevamento illegale

Ultimo aggiornamento: 13 dicembre, 2016

Il maltrattamento degli animali è un fenomeno sempre più esteso, sia all’interno delle singole famiglie che all’interno delle aziende. La storia che vi racconteremo oggi parla proprio di questo ed è avvenuta in una località spagnola in cui aveva sede un allevamento illegale.

I business clandestini hanno come primo obiettivo quello di evadere le tasse. Denaro che non si vuole utilizzare per garantire buone condizioni lavorative agli impiegati e, in questo caso, nemmeno agli animali.

Le condizioni degli animali nell’allevamento illegale

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Gli animali rinvenuti in questo allevamento destinato al traffico di cuccioli, vivevano in condizioni deplorevoli. Per diversi anni ci furono circa 114 cani e 22 gatti rinchiusi in gabbie che non gli consentivano neppure di muoversi.

Le condizioni igieniche erano totalmente assenti e molti animali non erano ben idratati né nutriti.

Nelle gabbie, che non erano ventilate esattamente come il resto del locale, venivano rinchiusi fino a 9 animali. Nella zona in cui si trovavano le gabbie degli animali non entrava luce dall’esterno. Data l’umidità e la mancanza di pulizia, dunque, le pareti erano piene di muffa.

Le gabbie erano piene di urina e feci, pertanto gli animali avevano infezioni ed erano in cattivo stato di salute.

Un luogo davvero triste in cui molti animali ebbero la sfortuna di ritrovarsi. Per fortuna, come si dice spesso, tutto alla fine viene a galla.

Scoperto l’allevamento illegale

Per quanto lo si possa nascondere, un locale in cui si realizzano attività commerciali genera sempre del movimento.  La polizia si rese presto conto, grazie ai commenti dei vicini, che qualcosa di strano succedeva in quel luogo. Da quel momento, ebbe inizio l’operazione Shar Pei.

Le indagini svelarono immediatamente che l’allevamento era sprovvisto di ogni permesso richiesto a qualsiasi tipo di attività commerciale.  Ciò non sarebbe stato così grave se non avessero tenuto gli animali nelle condizioni in cui vennero rinvenuti.

Una volta riscontrata la mancanza dei permessi, la polizia ebbe il via libera per effettuare un’ispezione del luogo e scoprire la penosa situazione in cui vivevano gli animali.

La maggior parte degli animali che si trovavano nel luogo appartenevano a razze molto delicate, che avevano bisogno di attenzioni specifiche che non ricevevano.

Ovviamente tutte le prove raccolte non lasciarono dubbi sull’imminente destino che spettava a questo allevamento: l’immediata chiusura.

Inoltre, i proprietari dello stabilimento vennero denunciati e dovranno quindi rispondere di fronte alla giustizia delle loro azioni.

Che fine hanno fatto gli animali di questo allevamento?

Più di 100 animali che erano stati maltrattati passivamente, e forse anche attivamente, erano rimasti senza un luogo in cui stare.

Venuti a conoscenza della situazione, tutti i canili e le associazioni per la salvaguardia degli animali si misero in moto per adottare questi cani e gatti e per curare i danni fisici e psicologici da essi subiti, al fine di aiutarli a trovare una nuova casa.

cuccioli-in-un-rifugio

Queste associazioni hanno utilizzato i social network per chiedere fondi volti a far fronte a tutte le spese; hanno inoltre contattato tutti coloro che volevano un animale. Speriamo che abbiano fortuna.

L’inasprimento delle leggi contro il maltrattamento degli animali che ha avuto luogo negli ultimi anni in Europa, non renderà la vita facile a chi ha giocato con la vita di più di 100 animali.

Secondo alcuni agenti della Guardia Civile spagnola, che si occuparono del caso, “le sanzioni a cui andranno incontro saranno molto elevate”. Inoltre, non potranno mai più avere un animale o usarli per qualsiasi tipo di attività commerciale.

I proprietari di questo allevamento si sono macchiati di maltrattamento continuo contro gli animali, e lo stavano facendo coscientemente. La legge spagnola in questi casi non fa sconti.


Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.