Falsi miti sul comportamento canino

Falsi miti sul comportamento canino

Ultimo aggiornamento: 14 dicembre, 2015

La saggezza popolare è una fonte di conoscenze diverse, molte delle quali di grande valore. Esistono però determinate credenze popolari che possono arrivare ad essere rischiose, specialmente quando danno luogo ad atteggiamenti non del tutto adeguati nei confronti dei cani.

A seguire vogliamo svelarvi alcuni falsi miti relativi al comportamento canino.

Razze potenzialmente pericolose

Le razze potenzialmente pericolose non esistono. Questa categoria venne creata per porre fine ad un tipo di addestramento canino volto a sviluppare negli animali un comportamento aggressivo.

L’aggressività è il frutto di un cattivo processo di socializzazione e di educazione, quindi tutti i cani, di qualsiasi razza siano, possono potenzialmente manifestare questo tipo di condotta.

Tuttavia, i cani con una presa forte e di stazza grande e robusta, in particolare se si tratta di animali molto territoriali e dominanti, possono arrivare a costituire un pericolo reale quando diventano aggressivi.

Il tipo di condotta di un cane dipenderà dal modo in cui verrà educato, quindi non è possibile affermare che esistono razze geneticamente predisposte all’aggressività: il vero pericolo è rappresentato dalla persona che educa l’animale per scopi violenti.

I cani adottano la personalità del proprio padrone

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Non è raro sentir dire che i cani tendono a sviluppare una personalità simile a quella del proprio padrone; perciò, se quest’ultimo è una persona tranquilla e piuttosto passiva, lo sarà di conseguenza anche il cane, così come al fianco di un padrone attivo troveremo un amico peloso altrettanto vivace.

Anche questa credenza fa parte dei falsi miti sul comportamento canino : la personalità dei cani, infatti, dipende piuttosto da tratti genetici, dalla loro esperienza con l’ambiente circostante e con gli altri (persone e animali) e dal tipo di educazione ricevuta.

Sebbene le abitudini del padrone possano influire in parte sulla condotta del cane, non sono di certo le dirette responsabili della sua personalità, che però può essere leggermente smussata attraverso il condizionamento.

Cani e sensi di colpa

Questo è, più che un falso mito, un’interpretazione sbagliata del linguaggio corporale del cane. Il principale mezzo che i cani usano per comunicare con noi è il corpo e, perciò, tramite esso ci trasmettono il loro stato d’animo.

Inoltre questi animali sono abilissimi a interpretare il nostro linguaggio corporale e il nostro tono di voce, quando ad esempio commettono una marachella e li sgridiamo.

Però non per questo sperimentano sensi di colpa, o almeno questo è ciò che emerge dagli studi condotti al riguardo. Questi animali rispondono semplicemente mantenendo un atteggiamento sottomesso per tranquillizzarci ed evitare un castigo o comunque conseguenze poco piacevoli, proprio come farebbero davanti ad un maschio alfa, in un contesto selvatico.

A razza uguale corrisponde una condotta uguale

Sebbene esistano degli elementi comuni che caratterizzano i cani appartenenti alla stessa razza, dettati dal codice genetico, la personalità di ogni animale con un cervello complesso (come il nostro) è diversa.

È possibile, ad esempio, che in certi cani appartenenti alla stessa razza predominino aspetti differenti, perfino all’interno di una stessa cucciolata, il che influisce senza dubbio sulla loro personalità.

La diffidenza è sintomo di un precedente maltrattamento

cane

L’ansia nei cani può essere causata da diversi fattori, anche se si deve principalmente a brutte esperienze, problemi di socializzazione o di autostima.

In linea di massima, la paura nei cani deriva da situazioni di isolamento, sia esso totale o parziale. In queste condizioni il cane, non sapendo come reagire davanti a situazioni a lui sconosciute, risponderà con un atteggiamento timoroso e diffidente.

Ringhiare è sintomo di aggressività

Questo sì che è davvero un falso mito: i cani, compresi quelli più docili,  ringhiano in segno di avvertimento.

Anche se ringhiare può servire per intimidare, può anche rappresentare una reazione alla paura, al disagio o al dolore.


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