Insetti impollinatori e piante: una simbiosi ancestrale

Sapete come è iniziata la relazione simbiotica tra le piante e gli insetti impollinatori? Scopritelo in questo articolo.
Insetti impollinatori e piante: una simbiosi ancestrale
Samuel Sanchez

Scritto e verificato il biologo Samuel Sanchez.

Ultimo aggiornamento: 22 dicembre, 2022

Per molte persone il polline è sinonimo di allergia, starnuti, occhi arrossati e prurito. Eppure, queste piccole particelle sono davvero importanti, perché vengono utilizzate dagli insetti impollinatori per perpetrare gli ecosistemi.

Infatti, il processo di impollinazione è essenziale per la sopravvivenza della Terra: le piante stanno alla base della catena alimentare e della produzione di ossigeno, quindi la vita senza di loro non sarebbe possibile. In questo articolo, vi mostriamo come nasce l’antica simbiosi tra insetti impollinatori e piante.

Cos’è l’impollinazione?

Innanzitutto, vale la pena chiarire il termine. L’impollinazione è il processo che prevede il trasferimento del polline dagli stami allo stigma o parte ricettiva di un fiore all’altro, fecondandoli e favorendo la formazione del frutto.

Esistono diversi tipi di impollinazione:

  • Le piante anemofile sono quelle che utilizzano il vento per disperdere il polline nell’ambiente.
  • Quelle idrofile, invece, sono piante acquatiche che utilizzano l’acqua come principale metodo di dispersione.
  • Infine abbiamo le piante zoofile, che utilizzano un vettore animale per disperdere il polline.

Quest’ultima tipologia di piante è quella che ci interessa e sulla quale ci focalizzeremo.

Insetti impollinatori e piante: una simbiosi ancestrale.


Piante e insetti impollinatori: un esempio di coevoluzione

La relazione tra piante ed insetti impollinatori è un chiaro esempio di coevoluzione, poiché entrambi si sono adattati a livello evolutivo per trarre il massimo beneficio dalla loro interazione. Ma come è avvenuta questa simbiosi?

Ecco un riassunto dei diversi studi realizzati al riguardo:

  • I reperti fossili testimoniano che, durante le loro prime fasi evolutive sul pianeta, le piante erano per lo più anemofile.
  • Alcuni gruppi di insetti, durante il Triassico, passarono da una dieta ematofaga (consumo di sangue) a una dieta fitofaga. Ciò significa che si nutrivano delle parti viventi delle piante, poiché queste erano più facili da trovare e il dispendio energetico per accedervi era inferiore.
  • Questo cambiamento è stato un duro colpo per le piante, poiché la pressione esercitata dagli erbivori su di loro ha reso estremamente difficile la loro sopravvivenza e riproduzione.
  • In risposta a questa pressione, le piante iniziarono a produrre dei composti oleopatici derivati ​​da sostanze secondarie per respingere o avvelenare i loro aggressori.
  • Nonostante la loro efficacia, questi composti avevano un costo energetico piuttosto ingente per le piante, riducendo le loro possibilità di riprodursi e di sopravvivere.

Sembrava che le piante si trovassero in un vicolo cieco: qual era l’opzione migliore, proteggersi consumando molta energia e rischiare di non sopravvivere o non difendersi e sperare di non essere attaccate? Alla fine, la selezione naturale ha trovato la soluzione.

Come le piante attirano gli insetti impollinatori

E così, le piante, nel corso dei secoli, hanno intrapreso un percorso evolutivo diverso: si sono alleate con i loro nemici e ne hanno tratto vantaggio. Inizia così la produzione del nettare. Questa ha una tripla funzione:

  • Per la sua natura zuccherina e per il fatto di provenire dai fiori, distoglie completamente l’attenzione dei piccoli esseri viventi sulle strutture floreali, lasciando sole le foglie e il fusto, indispensabili per la vita della pianta.
  • Offre una fonte di cibo alternativa e più vantaggiosa per gli insetti, perché contiene maggiori nutrienti rispetto alle foglie.
  • Infine, sebbene comporti un costo energetico non indifferente, offre anche un vantaggio esclusivo alla pianta: se il nettare si trova in un’area circondata dal polline, la visita dell’insetto lo porta con sé verso la pianta successiva, perpetrando la riproduzione.
Vespa che impollina un fiore.


La forza della cooperazione

Questo meccanismo evolutivo è a dir poco sbalorditivo, poiché dimostra che, all’occorrenza, la natura può cambiare le proprie strutture per stabilire delle relazioni simbiotiche quando in precedenza era concepita solo la predazione.

In poche parole, la pianta fa agli insetti impollinatori un’offerta che non possono rifiutare: non mangiate le mie foglie e io vi offro qualcosa di ancora più nutriente.

Quindi, nel tempo, le piante e gli insetti impollinatori si sono evoluti a beneficio di entrambe le parti per trarre il massimo vantaggio dalla loro interazione.


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