La storia del cavallo in Africa dall'antichità fino a oggi

La storia del cavallo in Africa presenta diverse tappe; al giorno d'oggi questo animale è considerato una specie di "razza invasiva", nonostante ciò riscuote sempre più ammiratori. 
La storia del cavallo in Africa dall'antichità fino a oggi
Francisco María García

Scritto e verificato l'avvocato Francisco María García.

Ultimo aggiornamento: 22 dicembre, 2022

In generale, tendiamo ad associare la fauna del continente africano ad animali esotici come leoni, rinoceronti e giraffe. Tuttavia, anche la storia del cavallo in Africa è degna di ammirazione. 

I tratti tipici delle razze africane di cavalli sono una dimostrazione del lungo processo evolutivo che questi equini hanno sperimentato per adattarsi al continente.

A seguire parleremo brevemente della storia del cavallo in Africa, in particolar modo del Berbero, anche conosciuto come “il gioiello dell’Africa del Nord”.

Il Berbero: un tassello fondamentale per capire la storia del cavallo in Africa

Il Berbero è la razza di cavallo africano più emblematica. Si tratta di una razza che si è estesa attraverso il Maghreb grazie alla sua notevole resistenza e capacità di adattamento. Molti esemplari sono stati addomesticati dalle tribù mahgrebine che abitano soprattutto le zone interne dell’Africa del Nord.

Nella mitologia africana, esistono storie e credenze molto interessanti riguardo alla nascita dei cavalli Berberi. Tuttavia, le origini di questi animali sono poco chiare; alcuni ricercatori pensano che i loro antenati potrebbero essere gli equini selvatici che sopravvissero all’ultima glaciazione.

Le leggende tradizionali raccontano che i conquistatori arabi rimasero affascinati da questi equini in stato “semi selvatico”. Il tutto avvenne nell’antica regione della Barbaria, che si estendeva dal territorio che oggi appartiene ad Algeria e Marocco, fino alla frontiera con la Libia.

Esterrefatti dalla loro forza, eleganza, agilità e resistenza, i conquistatori del Medio Oriente decisero di portare alcuni esemplari insieme al loro esercito. Non passò molto tempo prima che questi equini selvatici si incrociassero con i cavalli arabi; si ottenne così una prima generazione “mista”, che potrebbe aver influenzato le attuali razze di cavalli arabi.

Cavalli berberi in guerra

La storia del cavallo Berbero nelle guerre

L’Africa del Nord è stata teatro di numerosi conflitti bellici durante la sua storia per via della sua posizione strategica rispetto al continente europeo. Per questo motivo, il cavallo Berbero è stato ampiamente impiegato sul campo di battaglia fino agli Anni ’50.

Quando i conflitti sul territorio nordafricano iniziarono a cessare, tra gli Anni ’50 e ’60, questi equini furono sul punto di estinguersi. Poiché di solito non venivano impiegati per fini di mobilità e considerando che l’attività agricola era molto limitata per via delle caratteristiche del terreno e le continue battaglie, la popolazione dei Berberi si ridusse radicalmente.

La situazione iniziò a subire un’inversione per iniziativa di alcuni allevatori algerini che nel 1987 fondarono l’Organisation Mondiale du Cheval Barbe. L’attuale cavallo Berbaro, tuttavia, differisce morfologicamente dall’originale, infatti è più robusto e alto.

I cavalli africani della Namibia e la loro straordinaria evoluzione adattativa

Inizialmente i cavalli africani della Namibia erano visti come specie invasiva che avrebbe potuto causare squilibri nelle scarse flora e fauna locali. Ci fu persino un intenso dibattito sulla necessità o meno di sterminarli.

La capacità di adattamento di questo cavallo al nuovo e avverso ecosistema attirò l’attenzione dei locali e della comunità scientifica. Questi cavalli “invasivi” rappresentano uno dei pochi equini che sono riusciti a sopravvivere in un ambiente desertico.

Cavallo nella Namibia

Dopo aver realizzato una serie di studi e prove, gli scienziati notarono che questo adattamento era possibile grazie ad alcuni cambiamenti morfologici e fisiologici nell’organismo dei cavalli.

Differenze fisiche

Se ne analizziamo la morfologia, questi esemplari sono più piccoli rispetto al “cavallo africano standard”; inoltre, le loro funzioni renali li obbligano a urinare meno e ad aver bisogno di bere meno acqua rispetto agli equini che popolano altri ecosistemi.

Questa sorprendente trasformazione adattativa ha portato gli esperti a interrogarsi su come i cambiamenti climatici possono influire sugli animali, e in particolar modo sui mammiferi.

I cavalli potrebbero sopravvivere in un ambiente ostile e molto difficile per la loro costituzione fisica? Al giorno d’oggi non esiste risposta per queste domande così complesse. Tuttavia, la storia del cavallo africano e la sua costante capacità di adattamento sono prove impossibili da ignorare.

Nel frattempo, i cavalli “invasivi” sono divenuti una attrazione turistica molto popolare nella regione della Namibia e i suoi dintorni. Attualmente, il numero di esemplari continua a crescere e oggi se ne contano più di 300. Questi equini sembrano essersi adattati anche alla curiosità degli spettatori umani.


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