Tipi di coati: conosciamo meglio questo simpatico mammifero

Tipi di coati: conosciamo meglio questo simpatico mammifero

Ultimo aggiornamento: 28 luglio, 2018

Con un naso allungato e una grande coda a strisce, questo mammifero americano suscita simpatia e curiosità da parte dell’uomo. Tanto che, in alcuni paesi, viene addirittura adottato come animale domestico. Vi piacerebbe conoscere i tipi di coati più belli e interessanti?

Con questo nome, in genere, si intendono 3 specie principali, lontani parenti dei procioni che, scientificamente, possono essere divisi in due generi (Nasua e Nasuella). Alcuni tipi di coati che entrano nelle famiglie umane, però, spesso finiscono per essere abbandonati. Hanno un carattere estroverso e non temono l’uomo. Quindi, facilmente diventano veri e propri animali invasivi, pericolosissimi per l’ecosistema locale.

Alla scoperta dei tipi di coati più importanti

Coati rosso

Vive nelle giungle del subcontinente americano ed è caratterizzato dal suo lungo muso e dagli artigli, appuntiti e forti come quelli di un orso. La pelliccia di questo coati è nera o marrone, la pancia è più chiara, le zampe sono scure e la coda mostra degli “anelli” bianchi.

Gli esemplari adulti misurano circa 70 centimetri e la loro coda circa 60. Possono pesare quattro chili e i maschi sono due volte più grandi e pesanti delle femmine. Camminano appoggiando completamente la pianta sul terreno – sono dunque animali plantigradi, come l’uomo – e sono molto abili ad arrampicarsi su e giù per gli alberi, grazie alle loro articolazioni flessibili.

un coati con la coda anellata su un tronco

Le femmine e i giovani sono raggruppati in “famiglie” di circa 20 individui. I maschi sono solitari e rimangono separati dal resto del gruppo. Dormono tutti in tane che costruiscono usando rami e foglie, sulle cime degli alberi, per sfuggire ad eventuali predatori.

I coati dalla coda ad anelli sono sempre all’erta e conducono una vita molto tranquilla e anche curiosa: amano sbirciare in zone abitate dall’uomo. A volte rubano persino oggetti da giardini e case!

Coati dal naso bianco del bassopiano

Quest’altra specie ha una distribuzione più limitata, poiché si trova negli Stati Uniti meridionali, in Messico e in America centrale, in particolare nelle foreste secche o umide fino a 3.500 metri di altezza.

Il coati dal naso bianco è onnivoro e, sebbene preferisca i piccoli vertebrati (che riesce a prendere da terra), si nutre anche di insetti, carogne, frutta e uova. Come il suo parente sudamericano, è molto bravo a scalare gli alberi, ma in questo caso si aiuta anche con la coda, che è prensile e gli permette di oscillare tra i rami, come le scimmie.

Coati dal naso bianco

I principali predatori di questi coati sono felini, rapaci e serpenti della famiglia boa. Hanno abitudini diurne, possono convivere tranquillamente con gli esseri umani e spesso si nutrono dei rifiuti abbandonati nei centri abitati rurali.

La stagione riproduttiva ha luogo tra febbraio e marzo. Le femmine partoriscono fino a 7 cuccioli dopo una gestazione di due mesi e mezzo. I piccoli coati dipendono completamente dalla madre, poiché sono ciechi durante le prime settimane. La prole rimane con la madre per due anni e, superata questa fase, i maschi sono obbligati ad abbandonare il gruppo.

Il pericolo del coati come specie invasiva

Il coati non è un animale adatto alla vita domestica, anche se molti credono che possa essere un’alternativa a cani e gatti. Ciò si deve alla sua apparente natura affabile e amichevole. Inoltre, nel suo habitat naturale americano, non è considerato un parassita, ma in Europa, dove è stato introdotto, è considerata una specie invasiva a tutti gli effetti e sta già provocando diversi problemi per l’ambiente.

Questo perché altera la disponibilità di cibo per altre specie, caccia uccelli e altri animali che potrebbero scomparire, causando danni a giardini e coltivazioni erbacee (cerali, foraggere, orticole). Inoltre, il coati può trasmettere malattie anche gravi, come la toxoplasmosi e la Malattia di Chagas (o tripanosomiasi americana).


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